100 CHAIRS IN 100 DAYS by Martino Gamper
"Il progetto nasce dal recupero sistematico di sedie abbandonate attraverso le strade di Londra (o più spesso presso case di amici) in un lasso di tempo di circa due anni; si sviluppa poi in 100 giorni trascorsi a riconfigurare il disegno di ciascuna di esse nel tentativo di trasformarne il carattere e/o le funzionalità. Il mio interesse era di investigare le potenzialità per creare, dalla fusione di diversi elementi stilistici e strutturali delle tipologie di sedie esistenti, nuovi design utili.
In ciò vedo la possibilità di creare un "libro di schizzi tridimensionali", un insieme di disegni giocosi ma al contempo capaci di indurre alla riflessione. Essi, considerati i limiti del tempo, sono abbozzati con un minimo di analisi. Considerata la possibilità di realizzare uno o più disegni adatti alla produzione in serie, la mia intenzione è quella di mettere in dubbio l’idea che ci sia un’innata superiorità dell’uno-di-uno e di usare questa morfologia di incrocio, non pura, per dimostrare la difficoltà di un qualsivoglia design ad essere considerato "il migliore". È mio intento che le sedie illustrino - e celebrino - la risonanza geografica, storica e umana del design: che cosa ci possono dire queste sedie, nel contesto sociologico della seduta in aree diverse e delle persone che li posseggono? Le storie dietro ciascuna sedia sono importanti quanto lo stile in cui sono state realizzate e la funzione che svolgono.
Il progetto propone un nuovo modo di stimolare il pensiero del design, provoca dibattiti su svariate tematiche, sul valore, sulle diverse funzionalità e sullo stile proprio di un certo tipo di sedie - per esempio cosa accade allo status e alla potenzialità di una seduta in plastica da giardino (convenzionalmente inserito nel linguaggio della funzionalità quotidiana) quando viene rivestita di un lussuoso tessuto scamosciato marrone? Essenzialmente, questo esercizio difende una certa elasticità di approccio - sia nel sottolineare l’importanza del contesto sociologico/personale/geografico/storico del design che nel consentire al potenziale creativo degli elementi una causalità e una spontaneità in grado di esaltarli."
Martino Gamper
Scopri il video della mostra QUI
In ciò vedo la possibilità di creare un "libro di schizzi tridimensionali", un insieme di disegni giocosi ma al contempo capaci di indurre alla riflessione. Essi, considerati i limiti del tempo, sono abbozzati con un minimo di analisi. Considerata la possibilità di realizzare uno o più disegni adatti alla produzione in serie, la mia intenzione è quella di mettere in dubbio l’idea che ci sia un’innata superiorità dell’uno-di-uno e di usare questa morfologia di incrocio, non pura, per dimostrare la difficoltà di un qualsivoglia design ad essere considerato "il migliore". È mio intento che le sedie illustrino - e celebrino - la risonanza geografica, storica e umana del design: che cosa ci possono dire queste sedie, nel contesto sociologico della seduta in aree diverse e delle persone che li posseggono? Le storie dietro ciascuna sedia sono importanti quanto lo stile in cui sono state realizzate e la funzione che svolgono.
Il progetto propone un nuovo modo di stimolare il pensiero del design, provoca dibattiti su svariate tematiche, sul valore, sulle diverse funzionalità e sullo stile proprio di un certo tipo di sedie - per esempio cosa accade allo status e alla potenzialità di una seduta in plastica da giardino (convenzionalmente inserito nel linguaggio della funzionalità quotidiana) quando viene rivestita di un lussuoso tessuto scamosciato marrone? Essenzialmente, questo esercizio difende una certa elasticità di approccio - sia nel sottolineare l’importanza del contesto sociologico/personale/geografico/storico del design che nel consentire al potenziale creativo degli elementi una causalità e una spontaneità in grado di esaltarli."
Martino Gamper
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